Fra meno di 2 mesi si festeggerà il 60mo anniversario della nascita dell’Unione Europea. È quindi il momento giusto per avviare una serie di riflessioni sullo stato dell’Unione, sui risultati raggiunti, sugli aspetti più controversi, sugli elementi di maggiore criticità. In questi mesi, perciò, cercheremo di approfondire l’Unione Europea, il suo funzionamento, le prospettive future per cercare di andare oltre all’immagine, spesso stereotipata e ultimamente negativa, con la quale la UE si presenta agli occhi dei suoi stessi cittadini.

L’Unione Europea non è solo l’Unione delle banche o l’Unione delle multinazionali. L’Unione Europea è uno dei progetti più ambiziosi della storia dell’Umanità. Vedremo che l’Unione non è solo la libera circolazione delle merci o dei capitali. Non è solo gli accordi sul bilancio o gli scambi monetari. L’Unione Europea è una “visione sul futuro” per la pace dei popoli. Una “visione sul futuro” che fra poco compirà 60 anni. Una “visione sul futuro” che ha accompagnato la maggior parte di noi fin dalla nascita e che ci ha talmente tanto abituati alla sua esistenza da ritenerla non necessaria o vincolante. Siamo talmente focalizzati su alcuni degli aspetti che non funzionano da non riuscire ad apprezzare gli obiettivi che si è riusciti a raggiungere in questi 60 anni: far convivere in pace e prosperità popoli diversi come un unico grande popolo europeo.

Il nostro percorso di approfondimento affronterà l’abbattimento delle dogane e delle frontiere, la condivisione degli standard di vita, la crescita delle possibilità per le nostre imprese e per i nostri cittadini. Così come approfondiremo i vincoli ai bilanci, le politiche fiscali, le misure monetarie e l’assenza di coesione politica, con un approccio oggettivo e non stereotipato, ma consapevoli che negli ultimi 60 anni abbiamo vissuto “nel futuro”, in un contesto del tutto impensabile solo pochi anni prima.

Nel nostro prossimo articolo inizieremo ad analizzare, sia dal punto di vista pratico che dell’impatto economico, gli effetti che comporterebbe un blocco alla libera circolazione delle persone per i viaggi di affari. Rimanete con noi.